Smart working per i frontalieri: la soluzione potrebbe essere nel modello francese

La mancata proroga dell’accordo sullo smart working tra Italia e Svizzera ha lasciato perplessi molti impiegati e professionisti che, nonostante tutto, continuano a svolgere le loro attività da casa. Questa situazione ha spinto l’Ocst, sindacato svizzero dei frontalieri, a sollecitare un nuovo accordo che possa prevedere una percentuale di telelavoro maggiore rispetto al vecchio accordo.

Andrea Puglia, responsabile per i frontalieri presso l’Ocst, ha dichiarato: “Il vecchio accordo prevedeva una percentuale di telelavoro del 25%, mentre quello nuovo dovrebbe prevedere almeno il 40%. La Svizzera ha già siglato un accordo simile con la Francia e crediamo che anche l’Italia dovrebbe seguire questa direzione”.

In base alle leggi UE, un residente in Italia assunto in Svizzera non può lavorare da casa oltre il 24,88% del tempo di lavoro previsto senza perdere lo status di frontaliere ed applicando il regime senza doppia imposizione. In caso di sforamento, l’Inps potrebbe richiedere alla ditta svizzera di versare i contributi all’Italia.

Per questo, è importante che venga definito un nuovo accordo che possa regolamentare lo smart working per i frontalieri e prevedere una percentuale di telelavoro adeguata. Un modello che potrebbe essere quello francese, già sperimentato con successo dalla Confederazione elvetica.

Perché il modello francese potrebbe essere la soluzione

Il modello francese, siglato tra la Confederazione svizzera e la Francia, prevede la possibilità di svolgere il proprio lavoro da casa per una percentuale maggiore rispetto a quella prevista dal vecchio accordo con l’Italia. Questo modello, già testato con successo, potrebbe essere adottato anche per regolamentare lo smart working dei frontalieri italiani.

La soluzione del modello francese rappresenterebbe un grande passo in avanti per i frontalieri, che potrebbero continuare a svolgere le loro attività da casa senza preoccuparsi di perdere lo status di frontaliere e di dover versare contributi all’Italia.

La questione del telelavoro per i frontalieri

La questione del telelavoro per i frontalieri è diventata sempre più pressing a causa della pandemia di COVID-19, che ha costretto molte persone a lavorare da casa. Tuttavia, le leggi sullo smart working per i frontalieri sono ancora incerte e, di conseguenza, molti impiegati e professionisti sono preoccupati di perdere lo status di frontaliere se superano la percentuale di telelavoro consentita.

In questo contesto, il modello francese potrebbe rappresentare una soluzione concreta e vantaggiosa per i frontalieri italiani. Grazie a questo accordo, i frontalieri potrebbero continuare a lavorare da casa e adottare lo smart working senza preoccuparsi di perdere lo status di frontaliere e di dover versare contributi all’Italia.

In definitiva, è importante che l’Italia e la Svizzera trovino un accordo che possa regolamentare lo smart working per i frontalieri e prevedere una percentuale di telelavoro adeguata. Il modello francese potrebbe essere un punto di partenza per la definizione di questo accordo e rappresentare una soluzione concreta per i frontalieri italiani.