Il voto del Senato, che sarà seguito da quello della Camera dei deputati a Roma, porterà importanti novità per i lavoratori italiani, anche riguardanti la Svizzera italiana. È passato più di un biennio da quando la segretaria di Stato svizzera per le questioni finanziarie Daniela Stoffel e il viceministro delle finanze italiano Antonio Misiani hanno firmato un accordo che è ora stato ratificato all’unanimità dal Senato. Questo periodo è stato utilizzato dalla Commissione congiunta Esteri e Finanze per discutere e inserire delle modifiche attraverso un “Memorandum”, che ha coinvolto anche i sindacati ticinesi. La ratifica del testo dovrebbe essere completata nella primavera, dopo il voto alla Camera.
Sommario
Modifiche per i frontalieri dal 1° gennaio 2024
Per quanto riguarda i frontalieri che già hanno un permesso G e sono attualmente occupati in Svizzera, non ci saranno cambiamenti. Questi lavoratori manterranno per tutta la vita la tassazione del reddito esclusiva in Svizzera, anche in caso di cambio di posto di lavoro o di periodi di disoccupazione. Tuttavia, per coloro che saranno assunti dal 1° gennaio 2024, finirà il regime di tassazione esclusiva nel Paese in cui svolgono la loro attività lavorativa. I nuovi frontalieri che si trovano al di fuori della fascia dei 20 km dal confine saranno soggetti a tassazione da entrambi i Paesi. La Svizzera potrà trattenere fino all’80% delle imposte alla fonte sui redditi dei nuovi frontalieri, che saranno tassati anche dallo Stato di residenza secondo le aliquote locali. Tuttavia, verrà riconosciuto a questi lavoratori un credito d’imposta, ovvero una detrazione di quanto già pagato in Svizzera, per evitare la doppia imposizione. Inoltre, il testo ratificato dal Senato prevede una quota di esenzione (franchigia) di 10.000 euro, superiore di 2.500 euro rispetto a quella proposta nel 2015.
Il Memorandum, redatto con la partecipazione dei sindacati ticinesi, riguarda entrambi i lati della frontiera e riconosce alcune richieste dei sindacati. Ad esempio, verrà introdotto un sistema di permessi flessibili per i frontalieri che lavorano in Svizzera che prevede la possibilità di svolgere attività part-time in Italia, mantenendo comunque la tassazione del reddito esclusiva in Svizzera. Inoltre, verrà introdotto un meccanismo per la protezione dei diritti dei lavoratori frontalieri, che prevede una maggiore tutela nei casi di licenziamento o di trasferimento della sede di lavoro. Questo meccanismo prevede anche un sostegno per la formazione e la riqualificazione professionale, per garantire un’evoluzione positiva delle competenze dei frontalieri.
Misure speciali per l’economia di frontiera
Un emendamento alla legge voluto dal gruppo della Lega al Senato e votato mercoledì ha stabilito, per la prima volta, una norma che prevede che i fondi che derivano dalla tassazione dei “nuovi” frontalieri restino nei territori dei comuni di confine in forma di assegno. Questo aiuterà a sostenere lo stipendio degli italiani che lavorano in questi territori e non varcano la frontiera per entrare in Ticino.
Secondo il senatore leghista del varesotto Stefano Candiani, l’obiettivo del passaggio alla Camera è anche quello di impegnare il governo a sostegno delle imprese, con regole che aprano la strada a una Zona Economica Speciale o una Zona Logistica Speciale. Ciò permetterà a questi territori di essere competitivi, a burocrazia zero, e di scongiurare il problema della desertificazione economica.
Il gettito a sostegno dei lavoratori al confine e delle aziende inizierà dal 2025 con 1,6 milioni di euro e arriverà a 221 milioni nel 2044, secondo i calcoli eseguiti. La Lega ha fatto di questa battaglia una priorità: risalgono al 2018 i disegni di legge e gli emendamenti a firma del deputato varesino Matteo Bianchi.
Telelavoro: un impegno bipartisan che incassa il “sì” di Roma
Come ha confermato il senatore Alessandro Alfieri del Partito Democratico, il pressing delle scorse ore da parte di tutte le forze politiche sul Governo italiano in materia di telelavoro è stato forte. I deputati che hanno abitato vicino al Luganese o al Mendrisiotto, tramite specifici atti parlamentari, hanno chiesto di riaprire un tavolo di negoziazione con la Svizzera per trovare un accordo sul telelavoro simile a quello siglato tra Berna e Parigi.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, anch’esso varesino, ha riferito che il governo ha già avviato interlocuzioni con la Svizzera per trovare un accordo sul telelavoro. Il telelavoro è stato visto come un’opportunità per i lavoratori italiani di lavorare da casa e, allo stesso tempo, ridurre il flusso dei pendolari che varcano la frontiera. Inoltre, l’accordo sul telelavoro contribuirà a ridurre i costi per i lavoratori e le imprese e a migliorare la qualità della vita per i lavoratori che non devono più affrontare i lunghi viaggi quotidiani.
Il governo italiano ha espresso la propria disponibilità a lavorare con la Svizzera per trovare una soluzione che soddisfi entrambi i paesi. L’accordo sul telelavoro è visto come un passo importante per la cooperazione tra i due paesi e per il benessere dei lavoratori e delle imprese ai confini.
In conclusione, le misure speciali per l’economia di frontiera e il telelavoro sono state messe in atto per aiutare i territori di confine e i lavoratori a prosperare e migliorare la loro qualità della vita. Queste iniziative sono state accolti positivamente dalle forze politiche e dal governo italiano, che hanno espresso la loro disponibilità a lavorare insieme per raggiungere questi obiettivi.