Con il voto unanime dei senatori di mercoledì l’accordo fiscale italosvizzero sui frontalieri, che passa ora all’esame di Montecitorio, entrerà quasi certamente in vigore il primo gennaio del 2024.
Sommario
Storia dell’accordo
Per anni Roma e Berna hanno negoziato un testo che potesse costituire un punto di equilibrio tra le opposte esigenze in merito a una riforma che era divenuta ormai indifferibile. Anche perché le attuali norme risalgono all’intesa del 1974, vale a dire quasi mezzo secolo fa.
Allora non esistevano ancora l’Unione europea (c’era solo la progenitrice Comunità economica europea) e il Mercato unico, gli Stati nazionali mantenevano integralmente tutte le loro prerogative e soprattutto la libera circolazione delle persone – cui la Svizzera aderì nel giugno del 2002 – era solo un’ipotesi di lavoro. Il contesto, insomma, era completamente mutato e occorreva assolutamente aggiornare le regole giuridiche.
Come è nato il nuovo accordo?
La spinta a intavolare negoziati è indubbiamente partita dalla Confederazione, su pressione dei cantoni di frontiera (Ticino), che stanno subendo forti pressioni sul loro mercato del lavoro in seguito alla libera circolazione: i minori oneri fiscali e i salari più alti percepiti in Svizzera, con l’allentamento delle restrizioni alla mobilità professionale, hanno provocato un crescente afflusso di manodopera dalle province lombarde e piemontesi.
In 25 anni le frontaliere e i frontalieri sono raddoppiati in Svizzera e nel solo Canton Ticino la loro quota tra la popolazione attiva è ormai intorno al 30% (31% a fine 2021), esercitando così pressioni sui salari e creando indesiderati fenomeni distorsivi (dumping).
Per la Confederazione si trattava quindi di rendere meno attrattivo il suo mercato del lavoro a tutela dei residenti. Ma tutto sommato anche per il fisco italiano è un affare, dal momento che a regime la riforma produrrà maggiori entrate per oltre 220 milioni
Cosa cambierà con l’accordo fiscale italosvizzero?
L’accordo fiscale prevede che i frontalieri che lavorano in Svizzera e vivono in Italia paghino le tasse in Italia sulla base del loro reddito svizzero, evitando così la doppia tassazione. Inoltre, gli accordi fiscali consentiranno un maggiore scambio di informazioni fiscali tra Italia e Svizzera, migliorando la lotta contro l’evasione fiscale e garantendo che tutti i lavoratori paghino le tasse che devono.
Il nuovo accordo dovrebbe anche aumentare le entrate fiscali per l’Italia, che potrà così attuare politiche sociali e fiscali più efficaci, mentre la Svizzera potrà proteggere il suo mercato del lavoro. Inoltre, l’accordo garantirà maggiore equità fiscale, poiché tutti i lavoratori saranno tenuti a pagare le tasse sul loro reddito, indipendentemente da dove vivono.
Conclusione
L’accordo fiscale italosvizzero rappresenta un importante passo avanti nella lotta contro l’evasione fiscale e nella protezione dei mercati del lavoro di entrambi i paesi. Con un maggiore scambio di informazioni fiscali e una tassazione più equa, i frontalieri potranno lavorare in pace, sapendo di aver adempiuto ai loro obblighi fiscali, mentre l’Italia e la Svizzera potranno beneficrivere politiche sociali ed economiche più efficaci a vantaggio dei loro cittadini.